Ecco perché le imprese turistiche non si devono trasformare in ospedali

Autore: Savino Bartolomeo 29-04-2020

La difficile crisi che sta attraversando il settore turistico può rappresentare, finalmente, l’occasione per fare un piano pluriennale per rilanciare tutto il comparto. Si è capito, purtroppo tramite l’emergenza, quanto il turismo sia strategico per il nostro Paese, forse più dell’industria.

In questi giorni, gli imprenditori stanno urlando al governo tutta la loro voglia di lavorare, rispettando le misure di sicurezza emanate dalle autorità sanitarie.

Permettetemi di dire però che gli alberghi, i ristoranti, gli stabilimenti balneari, sono luoghi sicuri e controllati, che seguono protocolli rigidissimi già prima di aprire e ospitare. Va bene mettere in atto tutte le ulteriori disposizioni della Organizzazione Mondiale della Sanità ma diverso sarebbe trasformarli in degli ospedali.

Sono gli ospedali che devono garantire efficienza, gestione delle crisi e rapidità di intervento per qualsiasi emergenza. Le strutture turistiche ripeto, pur garantendo protocolli sanitari, devono avere la possibilità di lavorare e offrire accoglienza come hanno sempre fatto.

È un errore pensare a ricevementi in cui misurare la temperatura ai clienti, controllare documenti e spostamenti precedenti. Non siamo in ospedale né tanto meno in questura. Soprattutto gli operatori non si devono trasformare in medici, infermieri o chimici bardati dalla testa ai piedi.

Chi decide di andare in vacanza, prenotare una struttura ricettiva, lo deve fare con responsabilità, assumendosi le conseguenze che comporta incontrare altra gente in un luogo pubblico.

Gran parte del fatturato del turismo, di cui si parla tanto ultimamente, viene sviluppato da strutture di assoluto livello qui in Puglia, che attirano un segmento di turismo di lusso, che sarà sicuramente il primo a ripartire. Storicamente il lusso non va in crisi e dopo le flessioni di mercato riparte rapidamente e più forte di prima.

Utilizziamo questo stop forzato per pianificare, ancora una volta, quella che sarà una nuova era turistica, che deve essere supportata dallo Stato, senza piangersi addosso. Anche perché gli aiuti (se e quando) arrivano, servono a chi ha già una pianificazione e basi solide, ripartendo anche solo dall’esperienza degli anni precedenti.

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